Negli ultimi anni ci sono state iniziative di formulazione di PDT sia a livello di aziende ospedaliere, sia a livello di integrazione ospedale territorio, con la produzione di percorsi con diverso grado di complessità e rivolte a particolare patologie. In molti casi la predisposizione di PDT è servita per creare contesti di collaborazione che non sempre però hanno dato luogo poi ad un monitoraggio degli esiti. Meno ancora sono state valutate le ricadute sia in termini di risultati clinici sia e meno ancora di risparmi economici.
Le Linee guida per il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) nazionale (novembre 2010) parlano solo di “piani terapeutici” fra i possibili documenti che devono esservi contenuti, ma vi sono esempi, come quello del Sistema Informativo Socio sanitario (SISS) della Regione Lombardia che indicano nel Percorso Diagnostico Terapeutico (PDT) un “ulteriore compito affidato al FSE”. Esso deve “mettere a disposizione uno strumento che possa garantire uno scambio di informazioni bidirezionale tra il medico specialista e i professionisti che lavorano sul territorio (in prima analisi il MMG) per la gestione “comune” del paziente e in questo contesto il FSE sta evolvendo per la gestione del cosiddetto PDT”.
Se queste sono le cornici nazionali o regionali, vanno segnalati anche tentativi di proposte di PDT in una visione più territorialmente sistematica, come è ad esempio il caso delle malattie rare sia in Regione Lombardia, nell’ambito dello sviluppo di una rete regionale, sia in Regione Lazio con lo sviluppo di PDTA per singole malattie o per raggruppamenti delle stesse. Infine iniziative, come in Regione Emilia Romagna di accreditamento regionale di alcuni PDT, come lo screening mammografico. Altre più limitate, ma significative esperienze possono ritrovarsi in progetti europei , quali il progetto @Care, studio di Fattibilità per l’innovazione di prodotto/processo nei processi sanitari di interazione con il cittadino paziente per il governo dei Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali (PDTA) e Profili Integrati di Cura (PIC), oppure con i 5 percorsi di Nuove Reti Sanitarie in Lombardia che vedono convergere su un unico PDTA a livello regionale modalità innovative di cura al domicilio.
Molte altre esperienze sono però in atto. In alcune di esse il supporto della tecnologia è dichiarato, mentre in altre, pure di interesse, è ad ora assente. La ricerca dell’Osservatorio si pone come obiettivo generale di fornire un quadro di riferimento sul supporto dell’ICT allo sviluppo, attivazione, utilizzo, consuntivazione e monitoraggio di specifiche classi di PDTA attualmente in uso presso le Aziende Sanitarie e Ospedaliere italiane.
Le aziende partecipanti sono in via di definizione.