Impianti fuori norma e lavori che non partono. La resa degli ospedali

La Federazione delle Aziende sanitarie: “Nel 2021 ci siamo autodenunciati al governo”

Strutture vetuste, difficili da ammodernare e con impianti di sicurezza non in regola. L’incendio scoppiato all’ospedale di Tivoli non è l’unica tragedia che si poteva evitare. Gli ospedali dislocati da nord a sud offrono spesso cure di eccellenza con professionisti di alto livello, ma sono a rischio e non rispettano le norme […].

Secondo un’indagine conoscitiva del ministero dell’Economia, presentata in audizione al Senato lo scorso 14 marzo 2023, “il livello complessivo delle risorse a carico dello Stato arriva a 34,1 miliardi di euro. In particolare 10 miliardi sono stati disposti nel periodo 2018-2021”. La tempistica da rispettare è ben definita: la prima fase andava conclusa nel 1996, mentre per la seconda, ancora in atto, “29,3 miliardi di euro sono ripartiti fra le regioni e gli altri enti che hanno accesso al finanziamento”. Tutto però è rimasto sulla carta.

“Per attuare interventi di questo genere ovviamente dobbiamo chiudere reparti, se non addirittura plessi”, spiega Giovanni Migliore, presidente della Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Quindi, o si fanno i lavori di messa in sicurezza delle strutture sanitarie, oppure si continuano a curare i pazienti. Ma poi la questione sembra impantanarsi per una serie di passaggi legati, ovviamente, alla burocrazia. “Il piano di finanziamenti è veramente datato – precisa Migliore. Buona parte di questi fondi purtroppo ancora non sono stati spesi”.

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